Primitivo, Puglia
Il Primitivo è un vitigno a bacca nera diffuso soprattutto in Italia meridionale dove trova le condizioni ideali per prosperare. Sembra che il nome del Primitivo derivi dal termine Primativus utilizzato in tempi antichi per indicare la maturazione precoce delle uve certificata in area pugliese. Il probabile arrivo in Puglia grazie al popolo degli Illiri lo rende un vitigno storicamente molto datato. Mostrando un grappolo compatto, il Primitivo mostra grande sensibilità all’umidità ed è per questo che la sua diffusione in zone ventilate può aiutarne la corretta crescita senza il rischio di muffe. Altamente produttivo, il Primitivo è largamente diffuso nelle zone del Salento, nelle province di Lecce e Taranto. Interessante anche la somiglianza genetica del Primitivo con lo Zinfandel diffuso in California che regala vini particolarmente morbidi e avvolgenti. Solo da pochi decenni, data la grande capacità di sviluppare una riconoscibile complessità aromatica, il Primitivo non viene unicamente utilizzato come uva da taglio ma vinificato in purezza e nel rispetto delle migliori pratiche di cantina. Diffuso con più di 12.000 ht tra le regioni Puglia, Abruzzo, Campania e Basilicata, il Primitivo compare come vitigno di alcune importanti denominazioni quali ad esempio: il Primitivo di Manduria, Salento, Puglia, Salento del Massico, Gioia del Colle, Gravina. Di colore rosso rubino intenso, tende al granato con l’invecchiamento. Domina al naso il frutto rosso e nero, come mirtilli, amarena, prugna, mentre la capacità di affinare in legno porta il vino a sviluppare aromi speziati di pepe e liquirizia, completandosi con aromi di cacao e polvere di tabacco. Morbido nell’apporto tannico, è un vino carico e avvolgente, capace di garantire grande persistenza. Alcune versioni affinate possono essere considerate anche da meditazione.
Primitivo di Manduria
La diffusione del Primitivo nella zona di Manduria è già attestata da Plinio il Vecchio nonostante l’ingresso di questo vitigno nella penisola italica si fa risalire agli Illiri che decisero di diffonderlo prima dell’epoca romana. Il discreto commercio verso Oriente dei vini dell’area fu così intenso in epoca medioevale che il nome ‘Brindisi’, città famosa per il suo porto, poté presto rappresentare, come sarà nell’uso moderno, un augurio anticipato dalla bevuta di buon vino. Dalla zona delle Murge, il Primitivo inizia a diffondersi in Salento, trovando condizioni ideali per la maturazione precoce: una sostanziale differenza rispetto ai vini prodotti nella zona di Gioia del Colle e consistente in maggior corpo e grado alcolico, sviluppati probabilmente per temperature più elevate e migliori condizioni di maturazione degli zuccheri, non bastò a risparmiare al Primitivo l’impiego come vino da taglio destinato soprattutto al mercato francese. Il Primitivo predilige terreni argilloso-calcarei e risente particolarmente di condizioni di siccità. Con una vendemmia solitamente condotta alla fine di agosto, la raccolta dei grappoli è effettuata a mano e la vinificazione avviene immediatamente per preservare l’integrità del frutto. Dei 900 ht compresi nella Denominazione Primitivo di Manduria circa la metà sono dedicati alla coltivazione del vitigno Primitivo, mentre la restante parte è dedicata a Negroamaro e Malvasia. Il disciplinare di produzione del Primitivo di Manduria DOC prevede una resa massima di 9 tonnellate per ettaro con una resa di uve non superiore al 70%, la provenienza delle uve da vigneti aziendali, la presenza di Primitivo per almeno l’85%. Il Primitivo di Manduria presenta un color rosso rubino intenso e sprigiona al naso aromi di prugna e frutti rossi che evolvono in cacao, tabacco e spezie orientali per un corpo deciso, tannini morbidi e piacevoli, grande persistenza e rotondità.
Quali sono le caratteristiche del Primitivo?
Il Primitivo è un vitigno in grado di garantire vini rappresentativi e territoriali. Si presta bene alla creazione di blend ma esprime al meglio le proprie caratteristiche anche quando vinificato in purezza. Tra le caratteristiche del Primitivo è possibile individuare una grande ricchezza di frutto che si esprime in termini di fragranza aromatica ed estratto. È in grado di garantire vini saporiti e di corpo, con sentori molto evidenti di prugna, mora, fragola, cacao, liquirizia, tabacco. Sorso lungo e grande compattezza al palato.
A quale cibo si abbina meglio il Primitivo?
Servito a una temperatura di 18°-20° il Primitivo si presta a moltissimi abbinamenti della cucina regionale e nazionale. Nelle versioni meno affinate, può accompagnare sughi di carne, legumi e formaggi di media stagionatura. L’abbinamento migliore per un Primitivo dotato di corpo e struttura può consistere in carni alla brace, pecora, agnello o cinghiale stufati o al forno. Le versioni più giovani sono adatte anche a primi piatti con sughi di carne o zuppe di legumi. Un abbinamento molto convincente lo porta ad accompagnare taglieri di salumi e verdure grigliate.
Qual è la gradazione del Primitivo?
Il Primitivo è ricco di zuccheri e per questo in grado di sviluppare un’elevata gradazione alcolica. Il disciplinare di produzione fissa a 13,5% la gradazione alcolica minima per il Primitivo di Manduria, mentre è di 14% per la versione Primitivo di Manduria Riserva.
La Puglia è terra di mare e di sole e il vino pugliese ne racchiude tutto il calore. La vite è coltivata in Puglia fin dall’antichità, tanto che Plinio Il Vecchio definiva Manduria come viticulosa, cioè “piena di vigne”. Se in passato il vino era usato come vino “da taglio” per rinforzare altri vini, oggi i vini pugliesi sono diffusi e apprezzati in tutto il mondo. La produzione è abbondante e sfiora i 5000000 di ettolitri. I vitigni autoctoni sono protagonisti, sia nei bianchi con Fiano e Bombino Bianco, sia nei rossi con Primitivo, Negroamaro e Nero di Troia, che vanno a far parte di denominazioni talvolta più famose e grandi, altre volte più piccole e sconosciute.
Vino rosso pugliese: frutto allo stato puro
I vini pugliesi rossi sono di solito strutturati e succosi, con uno spiccato carattere fruttato. I vitigni più famosi sono senza dubbio il Negroamaro (che regala rossi morbidi e vellutati, con un fondo leggermente amarognolo) e il Primitivo, famoso soprattutto per il Primitivo di Manduria, che invece dà vini strutturati e di buon tenore alcolico e che sembra parente dello Zinfandel californiano. Da non dimenticare poi l’Uva di Troia e la Malvasia nera, protagonista anche dei famosi rosati del Salento e di una piccola quanto sconosciuta denominazione: il Cacc’e Mitte di Lucera. Notevoli anche i vini dolci da uve a bacca rossa, come il Primitivo liquoroso e il Salice Salentino Aleatico Passito, che riescono a mettere in luce tutta la potenzialità dei vini pugliesi.
Vino bianco pugliese: tutto il buono della terra
La Puglia è nota per i vini rossi ma ci sono anche pregiati vini bianchi pugliesi, dal Locorotondo al Gravina bianco passando per la denominazione Castel del Monte. In questa regione sono presenti sia vitigni autoctoni, come il Bombino Bianco, la Malvasia Bianca e la Verdeca, sia vitigni internazionali, come lo Chardonnay, che ha trovato nel Salento un’isola felice ed è oggi uno dei più diffusi della regione. I vini bianchi pugliesi sono freschi e di buona bevibilità e per questo sono facili da abbinare. Dalle uve a bacca bianca nascono inoltre anche favolosi vini da dessert, come ad esempio il Moscato di Trani, che è presente sia come vino dolce, sia come vino passito.
Quali sono i vini pugliesi più pregiati?
I vini pugliesi più pregiati e famosi sono conosciuti in tutto il mondo e hanno di solito grandi aziende alle spalle: tra i tanti, non possiamo non citare lo storico Five Roses di Leone De Castris (capostipite dei rosati salentini), i vini della tenuta Tormaresca e soprattutto il Primitivo di Gianfranco Fino, uno dei vini pugliesi più premiati e famosi tra gli amanti del vino.
Quando sono nati i vini pugliesi rosati?
I vini pugliesi rosati nascono con il Five Roses di Leone De Castris: sul finire dell’ultima guerra mondiale, il generale americano Charles Poletti, commissario per gli approvvigionamenti delle forze alleate, chiese una grossa fornitura di vino rosato alla cantina Leone De Castris. Fu così che nacque un vino 100% italiano, ma dal nome rigorosamente americano: il Five Roses (dalla contrada Cinque Vie, non distante dalle vigne di Negroamaro che danno vita a questo vino). Una storia costellata di successi, che oggi vede in questo genere di vini rosati un must dell’estate, in Italia e non solo.
Quali sono i vini pugliesi docg?
I vini pugliesi docg comprendono tre vini rossi, il Castel Del Monte Bombino Nero DOCG, il Castel del Monte Nero di Troia DOCG e il Castel del Monte Rosso Riserva DOCG, oltre naturalmente a un vino dolce, il Primitivo di Manduria dolce naturale DOCG. Vi sono però numerosissime DOC e IGT, sparse in tutta la regione dal Gargano alla punta estrema del Salento.