Chardonnay, Lazio
Lo Chardonnay è un vitigno a bacca bianca semiaromatico originario della Borgogna e oggi diffuso in molti paesi come Italia, Stati Uniti, Cile, Australia, Sud Africa, Nuova Zelanda, Israele e Argentina. Soprattutto in Borgogna lo Chardonnay ha una maturazione precoce che sottopone la pianta a gelate primaverili soprattutto nelle zone pianeggianti. Vitigno molto versatile, lo Chardonnay si presta alla produzione di vini freschi e giovani, come a prodotti adatti all’invecchiamento dopo una lunga fase di affinamento in barrique. La raccolta tardiva rappresenta spesso un problema per la perdita dell’acidità necessaria a conferire la capacità di conservazione per i prodotti rientranti in questa categoria. In Italia, con 20.00 ettari dedicati alla sua produzione, lo Chardonnay è prodotto con successo in Piemonte, Trentino, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Lombardia dove l’acidità è più marcata, mentre la diffusione in regioni come la Puglia e la Sicilia è adatta alla produzione di vini di maggior corpo e rotondità. Molte, dunque, le denominazioni che accolgono lo Chardonnay come Alto Adige, Castel del Monte, Trento, Trevenezie. Ancora aperto è il dibattito sull’uso del legno, utilizzato sia in fase di fermentazione che di affinamento, restando una scelta determinante nella definizione dello stile e della riconoscibilità del produttore. In particolare, la California ha adottato questo stile produttivo per lo Chardonnay abituando a vini ricchi e densi, di grande profondità aromatica e molto differenti da quelli prodotti in Borgogna. Per comprendere la versatilità dello Chardonnay basterebbe anche confrontare lo Chardonnay proveniente dalla regione dello Chablis con quello prodotto nella più nota zona borgognona della Côte de Beaune e in particolare dai villaggi di Meursault, Puligny-Montrachet, o da aree più meridionali come il Mâconnais. Particolarmente interessanti lo Chardonnay della Nuova Zelanda, dotato di maggiore acidità, con un ventaglio aromatico comprendente la frutta esotica, i sentori floreali ed evidenti toni erbacei. Se guardiamo al Cile lo Chardonnay proviene dalla regione di Casablanca, Leida Valley e Lìmari Valley. In Cile, la qualità dello Chardonnay prodotto dipende enormemente dalla presenza del clima oceanico che influenza le regioni costiere: buccia di limone, mela verde e frutta a guscio si combinano a un’intensa mineralità, risultando dalla maturazione di uve soggette alla presenza da fredda Corrente di Humboldt proveniente dal Pacifico. Questa tipologia di Chardonnay cileno, notoriamente non affinato in botte, è adatto a piatti di sushi, frutti di mare, piatti a base di carni bianche e risotti con verdure. Di colore giallo paglierino, lo Chardonnay dona vini dai sentori di frutti tropicali come mango e ananas, che evolvono in sentori di frutta secca come mandorla e nocciola, esprimendo, soprattutto a seguito di fermentazione malolattica e di affinamento in barrique, aromi di burro e vaniglia. Ideale in abbinamento con foie gras e formaggi a pasta molle.
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Esiste lo Chardonnay frizzante?
Lo Chardonnay è il vitigno di base nella produzione di Champagne e Franciacorta, entrambi considerati vini Spumanti ottenuti con il Metodo Classico, un procedimento che prevede una seconda fermentazione in bottiglia. Solitamente è definito ‘frizzante artificiale’ un vino di base a cui è addizionata anidride carbonica e che poi è conservato in bottiglia sotto pressione.
Quali sono le caratteristiche dell’uva Chardonnay?
Le uve Chardonnay si presenta con grappoli di dimensioni medie e con forma piramidale e compatta. gli acini sono di media grandezza e di colore giallo tendente al dorato. Si tratta di una varietà con elevata vigoria e solitamente si tende a preservare l’acidità del frutto sia per agevolare la produzione di vini spumanti che per mantenere una buona capacità di affinamento. Sviluppa molto bene su terreni collinari con suoli calcarei e mostra estrema sensibilità alle gelate primaverili a causa del precoce germogliamento.
Quali sono i migliori Chardonnay italiani?
L’Italia è ricca di grandi esempi di vini bianchi e tra i migliori Chardonnay si possono considerare: quelli provenienti da regioni come il Trentino, l’Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia, accomunate da un clima più freddo che permette lo sviluppo di maggiore mineralità e di sentori che richiamano una evidente acidità come la mela verde, il lime e piacevoli note erbacee. Al contrario, lo Chardonnay allevato nelle regioni meridionali della penisola è aiutato nella maturazione perdendo parte della carica acida e presentando un corpo più consistente e sentori di frutta gialla e tropicale.
Il vino laziale ha origini antichissime risalenti alla popolazione etrusca che abitava le zone della Toscana e dell’alto Lazio. Da questi antecedenti la civiltà romana ebbe modo di trarre una cultura vinicola e di svilupparla alle porte della città di Roma, in particolare nell’area sudorientale corrispondente attualmente alla zona dei Castelli Romani. Era qui che figure di spicco come Catone il Censore e Marco Tullio Cicerone avevano scelto di porre le loro dimore estive, lontano dagli impegni cittadini e dal caos della vita pubblica. La cultura vitivinicola legata all’evoluzione dell’Impero permise presto la diffusione di vini locali e d’importazione che, quasi in maniera ininterrotta, hanno ci consegnato testimonianze storiche su abitudini e modalità di consumo del tempo. Proprio Catone già nella prima metà del II secolo a.C. pubblica un De agri cultura un testo di enorme importanza nel testimoniare il successo della viticoltura presso i Castelli Romani e ricco di intuizioni e consigli su come allevare la vite e procedere con sane pratiche di vinificazione. Al XII secolo si deve, invece, una leggenda che riferisce alla zona del viterbese la celebrità del Montefiascone Est! Est!! Est!!!. Si tratta di un vino bianco ricordato per la singolare vicenda del vescovo Johannes Defuk, un prelato noto per la grande passione per i vini che, trovandosi al seguito di Enrico V in viaggio per Roma, decise di affidare al suo messo un compito molto delicato: contraddistinguere con un segno di riconoscimento le locande in cui veniva servito vino di qualità. Proprio il servitore menzionò tre volte, con la sigla Est! Est!! Est!!!, il luogo in cui veniva servito questo eccellente vino destinato poi a rimanere nella storia. La popolarità di queste zone permise ancora durante la metà del secolo XIX di classificare i vini di Montefiascone, Frascati e Marino come i vini più richiesti. Ancora oggi di ampio consumo grazie all’attento lavoro di promozione e tutela, le denominazioni Marino DOC e Frascati Superiore DOCG continuano a proporre e diffondere importanti varietà come Bellone, Bombino, Malvasia e Trebbiano. Rispetto ai vitigni a bacca rossa, oltre all’importante e pur limitata diffusione di Syrah e Cabernet Sauvignon, il Cesanese resta nel basso Lazio un vitigno ampiamente apprezzato e ritenuto normalmente adatto alla produzione di vini freschi e beverini. Dal 2008 il Cesanese del Piglio è l’unico vino rosso con la denominazione DOCG. Nella zona costiera meridionale della regione, un altro vitigno ha preso piede nel tempo continuando ad esibire riscontri positivi da parte del pubblico degli appassionati: il Moscato di Terracina. Con circa 140 ettari vitati, il Moscato di Terracina presenta le caratteristiche aromatiche delle uve Moscato ed è vinificato sia nella versione secca che dolce.
Il vino rosso laziale
Il vino rosso laziale è prodotto con una serie di vitigni a bacca rossa e seguendo una distribuzione in base alle caratteristiche pedoclimatiche della regione. Nella Ciociaria, zona compresa all’interno della Provincia di Frosinone, è particolarmente diffuso il Cabernet Sauvignon che dà origine alla denominazione Atina DOC. Nella zona meridionale della Capitale vengono prodotti alcuni rossi a base di Sangiovese, Syrah e Petit Verdot, spesso superati in termini di consumo e notorietà dai grandi bianchi a base di Malvasia. Buona parte di Sangiovese è diffusa anche nell’alto Lazio mentre il Cesanese spadroneggia nella zona a sud di Roma concentrandosi soprattutto nell’area compresa tra Fiuggi e Palestrina.
Qual è il miglior vino del Lazio?
Difficile dire quale sia il miglior vino del Lazio con tante varietà da provare e moltissime rappresentanze provinciali. Sicuramente il Cesanese del Piglio è un vino da valorizzare dedicandogli assaggi ripetuti, mentre i Castelli Romani meritano la scoperta della Malvasia Puntinata attraverso la degustazione di vini ricadenti nelle denominazioni Frascati DOC e Frascati Superiore DOCG.
Quali sono i produttori di vino del Lazio?
Tra i migliori produttori di vino del Lazio compaiono senz’altro Poggio Le Volpi, Casale del Giglio e Federici per quanto riguarda la zona dei Castelli Romani. Ubicata nei pressi del confine umbro merita particolare attenzione anche la cantina Sergio Mottura.
Quali sono i migliori abbinamenti gastronomici per i vini del Lazio?
La possibilità di spaziare tra vini rossi e bianchi concede sicuramente ampia scelta per l’abbinamento dei vini laziali a piatti regionali o italiani. Sicuramente i grandi rossi del Lazio si prestano benissimo alle carni cotte alla brace come agnello e maiale, riuscendo a sostenere molto bene primi piatti locali molto saporiti come la carbonara e la gricia. La versatilità dei bianchi secchi permette abbinamenti molto dinamici con fritture di pesce o pesce alla griglia come nel caso del Moscato di Terracina secco. Interessante anche l’abbinamento dei vini a base di Malvasia Laziale con carni di maiale arrosto come la porchetta castellana o con i fritti a base di agnello e carciofi.